Dopo le spiacevoli scoperte, le discussioni, la mobilitazione, il tam tam tra bloggers in merito a questa brutta faccenda dei siti copia-incolla, a tutti noi è rimasto l'amaro in bocca. Perché, per quanto si cerchi di fare gruppo, di aiutarsi, per quanto si riesca a far chiudere qualcuno di questi specchietti per allodole, alla fine si rimane con la sensazione di non avere i mezzi sufficienti a potersi difendere. Magari le vie legali ci sono, ma diciamocelo, chi è che economicamente si può permettere di seguire questa strada? E poi, quando ci si ritrova ad avere a che fare con siti registrati chissà dove, chissà da chi...
Comunque è importante che ci si muova, che si faccia informazione su questo, è una questione che ha implicazioni a largo raggio, di questo me ne sono resa conto di persona attraverso il mio lavoro di scrittrice. Ci sono libri in cui scrivo ricette mie, della mia famiglia o che avevo preso chissà dove e poi, a forza di farle e rifarle, apportando aggiustamenti e tocchi personali, sono diventate quello che sono allo stato attuale (che poi è ciò che tutte noi, abituate a spignattare da anni e a tempo pieno, facciamo senza nemmeno rendercene conto).
Ma quando si fa un lavoro di ricerca, diventa difficile districarsi. Trovo una ricetta in un certo libro, lo cito in bibliografia, ma se poi scopro che gli autori avevano utilizzato materiale non loro, pubblicato online da qualche ignaro autore? Mi sentirei come se fossi complice di questo. Penso a quello che è successo ad Artemisia con la ricetta della sua torta, copiata in tv e poi anche su carta stampata, tutto a sua insaputa.
Non so come la pensino altre bloggers/scrittrici, per me è un problema, perché snatura il mio modo di lavorare. Io ho una formazione storica, e anche se scrivo di ricette, il mio modo di lavorare è quello interiorizzato frequentando archivi e biblioteche, e messo in pratica redigendo atti pubblici per dieci lunghi anni. Citazione delle fonti, rispetto per gli autori. E non soltanto perché ci sono implicazioni giuridiche: usare materiale a spoposito significa svuotarlo di significato.
E poi c'è la questione delle fotografie, e dell'uso che ne può essere fatto. Già è spiacevole vedere che le proprie immagini di cucina vengono scaricate ed utilizzate senza neanche uno straccio di citazione, ma la cosa può essere ben più pericolosa. Io ho figli, ho pubblicato un paio di volte delle loro immagini in cui si vedevano anche male, ma dubito lo farò ancora, sapendo che cosa circola, dentro e fuori dal web.
Per avere maggiori informazioni su tutta questa faccenda, vi invito a passare da Stella, che sta riassumendo la situazione in maniera chiara ed esaustiva.
L'ho detto, questa faccenda mi ha lasciata con l'amaro in bocca.
Che ne dite, allora, se passiamo a qualcosa di dolce?
Comunque è importante che ci si muova, che si faccia informazione su questo, è una questione che ha implicazioni a largo raggio, di questo me ne sono resa conto di persona attraverso il mio lavoro di scrittrice. Ci sono libri in cui scrivo ricette mie, della mia famiglia o che avevo preso chissà dove e poi, a forza di farle e rifarle, apportando aggiustamenti e tocchi personali, sono diventate quello che sono allo stato attuale (che poi è ciò che tutte noi, abituate a spignattare da anni e a tempo pieno, facciamo senza nemmeno rendercene conto).
Ma quando si fa un lavoro di ricerca, diventa difficile districarsi. Trovo una ricetta in un certo libro, lo cito in bibliografia, ma se poi scopro che gli autori avevano utilizzato materiale non loro, pubblicato online da qualche ignaro autore? Mi sentirei come se fossi complice di questo. Penso a quello che è successo ad Artemisia con la ricetta della sua torta, copiata in tv e poi anche su carta stampata, tutto a sua insaputa.
Non so come la pensino altre bloggers/scrittrici, per me è un problema, perché snatura il mio modo di lavorare. Io ho una formazione storica, e anche se scrivo di ricette, il mio modo di lavorare è quello interiorizzato frequentando archivi e biblioteche, e messo in pratica redigendo atti pubblici per dieci lunghi anni. Citazione delle fonti, rispetto per gli autori. E non soltanto perché ci sono implicazioni giuridiche: usare materiale a spoposito significa svuotarlo di significato.
E poi c'è la questione delle fotografie, e dell'uso che ne può essere fatto. Già è spiacevole vedere che le proprie immagini di cucina vengono scaricate ed utilizzate senza neanche uno straccio di citazione, ma la cosa può essere ben più pericolosa. Io ho figli, ho pubblicato un paio di volte delle loro immagini in cui si vedevano anche male, ma dubito lo farò ancora, sapendo che cosa circola, dentro e fuori dal web.
Per avere maggiori informazioni su tutta questa faccenda, vi invito a passare da Stella, che sta riassumendo la situazione in maniera chiara ed esaustiva.
L'ho detto, questa faccenda mi ha lasciata con l'amaro in bocca.
Che ne dite, allora, se passiamo a qualcosa di dolce?
Questa è una ricetta veramente, ma veramente veloce. Magari stasera avete gente a cena, volete preparare un dessert "di stagione" e non avete il tempo di preparare impasti, infornare, sfornare... allora questo potrebbe fare al caso vostro.
Per ciascun commensale calcolate:
1 caco
4 amaretti (di quelli croccanti)
1/2 cucchiaino di cacao amaro
I cachi (quelli con dentro i semi mollicci e trasparenti. Quindi niente varietà mela o vaniglia) devono essere ben maturi, altrimenti farete fatica a riaprire la bocca dopo il primo cucchiaino.
Sbucciateli (la pellicina viene via facilmente, ed è sottilissima), passateli al setaccio, raccogliete la polpa e trasferitela in un bel bicchiere, cosparegete di amaretti sbriciolati e spolverate con il cacao amaro.
Sbucciateli (la pellicina viene via facilmente, ed è sottilissima), passateli al setaccio, raccogliete la polpa e trasferitela in un bel bicchiere, cosparegete di amaretti sbriciolati e spolverate con il cacao amaro.