Con questa zuppa si viaggia attraverso l'Italia... ma che dico... attraverso l'Europa! Si parte dalla Calabria, si sale qui in Veneto e poi ci si dirige verso le terre germaniche... durante il viaggio, si pesca l'idea della pappa di pane tra Firenze e l'Andalusia, e si condisce il tutto con un pizzico di Grecia.
Ingredienti per 4 persone:
1 cipolla di Tropea
1 cespo piccolo (o mezzo grande) di radicchio di Verona
1/4 di cavolo cappuccio rosso
pane casereccio raffermo
1/2 litro di brodo vegetale
due cucchiai di feta sbriciolato
un cucchiaio di salvia fresca tritata
olio e.v.o.
sale
Affettare le verdure, trasferirle in una padella con poco olio e farle rosolare dolcemente, quindi coprire e cuocere finché saranno morbide, senza aggiungere acqua (il sapore ne guadagna). Quando sono tiepide, passarle al mixer. Trasferirle in una casseruola, unire il pane spezzettato (per il quantitativo, regolarsi in base alla densità che si vuole ottenere) e coprire con il brodo. Cuocere per 15 minuti, poi spegnere e far riposare per altri 15. Con un cucchiaio di legno spappolare il pane. Aggiustare di sale se necessario.
Suddividere la zuppa in quattro piatti e completare con il feta e la salvia.
Due ingredienti, la cipolla rossa di Tropea e il radicchio di Verona, godono dell'Indicazione Geografica Tipica (e un terzo, il feta, è un Dop, ma non italiano), ragion per cui questa ricetta partecipa al contest di Genny, dedicato alle specialità e ai prodotti italiani che si fregiano di tali marchi (organizzato in collaborazione con La compagnia del cavatappi).
Sulla cipolla di Tropea non mi dilungo, la sua fama è meritatamente grande. Il radicchio di Verona è forse meno noto (fuori dal Veneto), messo in ombra da quello di Treviso, specialmente quello tardivo. A me il trevigiano tardivo piace crudo. Per le ricette che vogliono radicchio cotto, preferisco il precoce o il qui presente veronese. In particolare, per zuppe e risotti prediligo quest'ultimo, non soltanto per il sapore ma anche per il colore viola carico che rilascia in cottura.
Suddividere la zuppa in quattro piatti e completare con il feta e la salvia.
Due ingredienti, la cipolla rossa di Tropea e il radicchio di Verona, godono dell'Indicazione Geografica Tipica (e un terzo, il feta, è un Dop, ma non italiano), ragion per cui questa ricetta partecipa al contest di Genny, dedicato alle specialità e ai prodotti italiani che si fregiano di tali marchi (organizzato in collaborazione con La compagnia del cavatappi).
Sulla cipolla di Tropea non mi dilungo, la sua fama è meritatamente grande. Il radicchio di Verona è forse meno noto (fuori dal Veneto), messo in ombra da quello di Treviso, specialmente quello tardivo. A me il trevigiano tardivo piace crudo. Per le ricette che vogliono radicchio cotto, preferisco il precoce o il qui presente veronese. In particolare, per zuppe e risotti prediligo quest'ultimo, non soltanto per il sapore ma anche per il colore viola carico che rilascia in cottura.